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La BMW 325i coupé Art Car alla mostra di Sandro Chia a Ravenna
Thu Jun 29 14:00:00 CEST 2000 Comunicati Stampa
Si inaugura venerdì 14 luglio p.v. alle ore 19.00 presso la Loggetta Lombardesca del Museo dell'Arte della Città di Ravenna la mostra intitolata a Sandro Chia, curata da Claudio Spadoni e promossa dalla BMW con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Commissione Nazionale Italiana dell'UNESCO.
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Alessandro Toffanin
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Alessandro Toffanin
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Si inaugura venerdì 14 luglio p.v. alle ore 19.00 presso la Loggetta
Lombardesca del Museo dell'Arte della Città di Ravenna la mostra intitolata a
Sandro Chia, curata da Claudio Spadoni e promossa dalla BMW con il patrocinio
del Ministero degli Affari Esteri e della Commissione Nazionale Italiana
dell'UNESCO. Tra i dipinti, i mosaici, le opere su carta e le sculture
dell'artista fiorentino ci sarà la BMW 325i coupé Art Car proveniente dal Museo
della BMW.
Il prototipo di vettura da competizione dipinto da Sandro Chia fa parte della
BMW Art Car Collection che la Casa di Monaco custodisce nei pressi della sede
centrale. La preziosa raccolta di pezzi unici comprende vetture BMW dipinte da
illustri artisti, come Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Ernst Fuchs, Ken Done e
A.R. Penck, che dal 1975 hanno prestato i loro pennelli per creare dei veri e
propri capolavori a quattro ruote. La collezione, tanto insolita quanto
interessante, è nata da un'idea del pilota francese Hervé Poulain che chiese al
pittore americano Alexander Calder di dipingere la sua vettura per la 24 Ore di
Le Mans. Da allora, artisti provenienti da tutto il mondo hanno creato questa
straordinaria raccolta.
Sandro Chia e la BMW
Quando Sandro Chia vede una superficie, qualsiasi superficie, è come se questa
le dicesse: "dipingimi, dipingimi!" Ed è proprio ciò che è accaduto quando ha
visto la BMW Serie 3 coupé, un prototipo realizzato per concorrere nel
Campionato Turismo. Questo è quanto ha ricordato Sandro Chia il 9 ottobre del
1992 quando ha firmato la 13a Art Car dichiarando completo il suo lavoro
artistico. L'Art Car Chia riproduce dei volti di persone che l'artista immagina
riflessi dalle superfici della vettura.
Quando era bambino Chia dipingeva con graffiti le vetture parcheggiate per
strada. Da allora il suo approccio con l'automobile si è molto evoluto: "L'auto
è un oggetto sociale invidiato - sostiene l'artista - e molti occhi si posano
su di esso. Quando una vettura passa, la gente la guarda. L'Art Car che ho
creato riflette i loro sguardi. Come uno specchio, restituisce l'immagine a chi
la guarda".
Nato a Firenze nel 1946, Chia si è allontanato raramente dalla sua terra natale
prima della maggiore età. Oggi vive tra New York, Londra e Montalcino, ma
Firenze, la culla del Rinascimento, resta la cornice della sua infanzia, un
mondo nel quale ha imparato a far sua l'arte in modo molto tranquillo, quasi
casuale. Da bambino Chia giocava a pallone nelle piazze disegnate dal
Brunelleschi, un'esperienza che ha segnato la sua vita. Negli anni '70 Chia si
è fatto un'ottima reputazione esponendo a Roma, Torino e Colonia in mostre a
lui solo dedicate. Le sue opere sono state esposte al Guggenheim Museum di New
York nel 1982 e contemporaneamente al 7° "documenta" di Kassel e alla mostra
"Zeitgeist" di Berlino in Germania.
Sandro Chia è considerato oggi uno dei massimi esponenti della
"transavanguardia" italiana. Si considera un neo-espressionista con qualche
sfumatura che ricorda Carra, de Chirico, Picasso e anche Mantegna che traspare
nei suoi dipinti figurativi. La mostra di Ravenna di quest'estate consentirà al
pubblico di riappropriarsi del suo patrimonio creativo.
A Ravenna dal 14 luglio al 10 settembre la transavanguardia di Chia
L'incontro fra Sandro Chia e Ravenna era inevitabile. L'artista appartiene,
come è noto, a quella corrente creativa che più energicamente ha reagito alla
stanchezza e al vuoto di proposte creatosi alla metà degli anni settanta, per
l'isterilirsi della fase concettuale in quel momento dominante. Quella corrente
artistica, etichettata come transavanguardia, pur ricca di personalità
diversissime si è ritrovata nella comune esigenza di recuperare codici,
tecniche e materiali di cui, un pò troppo frettolosamente, si era decretata la
morte. L'arte di Chia rappresenta in modo straordinariamente emblematico
l'acuto eclettismo di questa nuova fase creativa. La sua frequentazione della
molteplicità di codici espressivi non solo all'interno dell'arte, ma anche, ad
esempio, nella letteratura ne fanno una delle più interessanti figure di
artista-intellettuale dell'ultimo ventennio.
Il suo percorso creativo realizzato all'insegna della riappropriazione delle
tecniche della grande convenzione artistica, a partire dalla pittura, non
poteva mancare di un fecondo appuntamento con il mosaico, espressione per
eccellenza dell'arte antica capace tuttavia di stimolare passione di interessi
di significativi artisti contemporanei.
Chia ha scoperto il mosaico proprio a Ravenna nei molti incontri avuti con
docenti della locale Accademia di Belle Arti e segnatamente con Vittorio
D'Augusta, Claudio Spadoni e Daniele Strada. È proprio con quest'ultimo che si
è realizzato un sodalizio artistico tuttora operante di cui l'esposizione
ravennate darà ampio conto. Sarà così possibile misurare l'evoluzione del
rapporto fra Chia l'arte musiva: dalla produzione insieme a Cucchi di un
"cartone" sulla base del quale Strada realizzò uno splendido mosaico esposto
tre anni fa al "Meeting" di Rimini, ai prodotti musivi più recenti in cui il
lavoro del pittore e quello del mosaicista si fondono perfettamente dando vita
ad un'opera e ad una operazione artistica assolutamente originale. La mostra
ravennate pur avendo quale baricentro un significativo nucleo di mosaici è una
rassegna completa della produzione artistica di Chia.