PressClub Italia · Article.
Una grande vittoria per la piccola auto: 50 anni fa la Mini classica vinse il Rally di Montecarlo per la prima volta
Fri Jan 24 09:00:00 CET 2014 Comunicati Stampa
Auto piccola, vittoria grandissima: ormai sono passati 50 anni da una delle vittorie più spettacolari della storia del panorama automobilistico sportivo internazionale. Il 21 gennaio 1964, la Mini Cooper S vinse per la prima volta il Rally di Montecarlo
Press Contact.
Maria Conti
BMW Group
Tel: +39-02-51610-381
Fax: +39-02-51610-0381
send an e-mail
Nel gennaio 1964 Paddy Hopkirk fece della straordinaria piccola auto
britannica una leggenda dello sport motoristico.
Timo Mäkinen e
Rauno Aaltonen ripeterono il trionfo nel 1965 e nel 1967
Monaco/Montecarlo. Auto piccola, vittoria
grandissima: ormai sono passati 50 anni da una delle vittorie più
spettacolari della storia del panorama automobilistico sportivo
internazionale. Il 21 gennaio 1964, la Mini Cooper S vinse per la
prima volta il Rally di Montecarlo. Fu il sodalizio del nordirlandese
Patrick (“Paddy”) Hopkirk e del suo co-pilota Henry Liddon che rese
possibile questa grande sorpresa, resistendo nella loro piccola
vettura inglese alla prevista superiorità di avversari
significativamente più potenti. La sua impeccabile gara su strade di
campagna e passi di montagna, su neve e ghiaccio, curve strette,
salite ripide e discese pose le basi per far sì che quest’auto potesse
trasformarsi da sfavorita in dominatrice sia nei cuori del pubblico
sia negli annali delle leggende dello sport motoristico. Infatti, il
dominio della Mini classica nel Rally di Montecarlo continuò, per la
collezione del costruttore britannico, negli anni a seguire,
aggiungendo due ulteriori vittorie assolute – nel 1965 e 1967 – con i
compagni di squadra finlandesi di Hopkirk, Timo Mäkinen e Rauno Aaltonen.
Oggi, all’età di 80 anni, quando Paddy Hopkirk ricorda le
qualità dinamiche della sua auto vittoriosa, i suoi occhi s’illuminano
ancora: “Sebbene la Mini fosse soltanto una piccola berlina familiare,
tecnicamente aveva tanti vantaggi. La sua trazione anteriore e il
motore montato trasversalmente davano un grande beneficio; ed il fatto
che fosse piccola, con strade rese più strette a causa della neve
accumulata ai bordi, rappresentava, per me, un elemento positivo.
Fummo molto fortunati: l’auto era quella giusta e tutto successe al
momento giusto”.
Era la leggendaria “Notte dei lunghi coltelli”, la penultima
tappa del rally, che mise la Mini Cooper S numero 37, che portava
l’ormai famosa targa 33 EJB, sulla strada della vittoria quell’inverno
del 1964. Hopkirk tagliò il traguardo con appena 17 secondi di
svantaggio rispetto al suo principale avversario, Bo Ljungfeldt, al
volante della molto più potente Ford Falcon V8. La formula handicap
dell’epoca, intesa a livellare le differenze di peso e di potenza tra
le varie vetture, permise alla Mini classica di insediarsi al vertice
della classifica generale. E Hopkirk difese il suo vantaggio nello
sprint attraverso le strade di Montecarlo che concludevano il rally.
Durante la cerimonia di premiazione, egli condivise gli applausi della
folla con i suoi compagni di squadra. Il quarto posto di Timo Mäkinen
ed il settimo posto assoluto di Rauno aaltonen sigillarono il successo
della Mini Cooper S e dettero inizio all’era dei “Tre Moschettieri”
nel Rally di Montecarlo.
La vittoria della Mini classica fu festeggiata con particolare
entusiasmo nel suo paese d’origine. Hopkirk ricevette un telegramma di
congratulazioni dal governo britannico ed anche i Beatles furono tra
coloro che lo applaudivano. “Ho ricevuto un telegramma dai Beatles -
ricorda Hopkirk - Fu seguito da una fotografia autografata di loro
quattro che diceva: “Ormai sei uno di noi, Paddy”. E oggigiorno è
bellissimo averne una copia”.
Il trionfo della Mini classica a Montecarlo fu accolto con
entusiasmo dai fan di tutto il mondo. Ma questo non fu un successo
giunto all’improvviso: la piccola vettura sviluppata da Alec
Issigonis, allora Vice Direttore Tecnico della British Motor
Corporation, era dotata fin dalla nascita di un vero talento sportivo.
La prima persona a capirlo fu John Cooper. Il progettista di auto
sportive fu colui che pensò ad una versione più potente del mezzo. La
Mini erogava soltanto 34 CV all’inizio; ma la sua trazione anteriore,
il peso ridotto, l’ampia carreggiata e il passo relativamente lungo la
resero una quattro posti estremamente agile e posero le basi per i
suoi utilizzi sulle piste di gara e nei rally.
Già nel 1960, piloti famosi come Graham Hill, Jack Brabham e Jim
Clark provarono le doti in curva della piccola vettura preparata da
John Cooper sul circuito di Formula Uno di Silverstone. Tuttavia, la
Mini classica era a suo agio soprattutto nelle gare di rally. Patt
Moss, sorella del piloti di grand prix Stirling Moss, la guidò alla
vittoria nel Rally dei Tulipani e Rally di Baden-Baden nel 1962. E,
l’anno successivo, la piccola auto britannica era pronta a fare la
conoscenza del pubblico al Rally di Montecarlo. Gli anni precedenti
avevano rappresentato un periodo di familiarizzazione per il team di
fabbrica, ma ora era il momento di presentarla al pubblico. Rauno
Aaltonen e Paddy Hopkirk guidarono la Mini Cooper da 55 CV ad un
risultato di primo e secondo posto nella loro classe, che bastò per
conquistare il terzo ed il sesto posto assoluto.
Per riuscire nella sfida tipo Davide contro Golia, era chiaro
che la Mini classica era meglio dotata di qualsiasi altra vettura. Da
molto tempo John Cooper sospettava che l’auto avesse quello che
serviva a questo scopo. Già nel 1959 egli ordinò a Roy Salvadori di
guidare un prototipo fino al Gran Premio d’Italia a Monza. Il viaggio
stesso si trasformò in una gara tra Salvadori e il pilota Reg Parnell
al volante di una Aston Martin DB4. Il risultato confermò ciò che
Cooper aveva già previsto: la Mini classica, preparata da Cooper
stesso, arrivò circa un’ora prima della molto più potente Aston.
Identificabili a distanza grazie alle livree rosse a motivo
scozzese con i tetti bianchi, le sei piccole vetture avviate dal team
ufficiale della BMC al Rally di Montecarlo 1964 si trovavano, almeno
sulla carta, a combattere ancora una volta controcorrente. La Mini
Cooper S si allineava alla partenza per la prima volta. Il suo nuovo
motore quattro cilindri vantava una cilindrata maggiorata da 1071 cc
ed anche la potenza era stata aumentata fino a circa 90 CV – molto di
più rispetto a quanti ne disponeva negli anni precedenti ma sempre
modesta rispetto alla concorrenza di avversari come la Mercedes Benz
300 SE e la Ford Falcon, i cui propulsori sei cilindri e V8
disponevano di una potenza tre o quattro volte superiore.
La 33a edizione del Rally di Montecarlo iniziò, secondo la
tradizione dell’epoca, con un accenno alle origini della
manifestazione, con le auto che partivano da nove città europee prima
di incontrarsi nella città francese di Reims. La coppia Hopkirk-Liddon
iniziò il viaggio con la Mini Cooper S da Minsk, mentre per Rauno
Aaltonen e Tony Ambrose l’avventura cominciò ad Oslo e Timo Mäkinen e
Patrick Vanson si avviarono da Parigi. La Mini classica effettuò con
successo tutti e tre i viaggi e tutte e sei le vetture ufficiali
furono in grado di allinearsi con le 277 altre agguerrite concorrenti
alla partenza di Reims. La prima tappa del rally che portava fino a
Saint-Claude mise in evidenza le due auto destinate a definire il
Rally del 1964 dall’inizio fino alla fine. Alla guida della sua Ford
Falcon, Bo Ljungfeldt si proiettò al comando delle classifiche
provvisorie, ma Paddy Hopkirk rimase attaccato alle sue calcagna al
volante della Mini Cooper S.
La successiva tappa del Rally era composta principalmente da
lunghi tratti da percorrere in velocità, ma Hopkirk rifiutò di
permettere ai suoi avversari dotati di motori dalle cilindrate molto
più grandi di costruirsi un vantaggio decisivo. La “Notte dei lunghi
coltelli” sarebbe diventata il momento della verità: era l’occasione
per la Mini classica di dimostrare pienamente il suo talento.
“Quell’anno era nevicato molto, quindi ci eravamo preparati
appositamente - spiega Hopkirk - La Mini si dimostrò particolarmente
brava in discesa, e tutte le prove furono percorse su tratti in salita
o in discesa; quindi penso di aver recuperato in discesa, ciò che
perdevamo in salita”.
Una manovrabilità irresistibile, la giusta scelta degli
pneumatici, le doti di Hopkirk al volante e la neve – che rallentava
le auto più grandi – tutto servì a far sì che Hopkirk fosse in grado
di prendere il comando sui 1.607 metri del Col de Turini. Tuttavia,
fino alla fine la lotta, come previsto, fu molto serrata, con Bo
Ljungfeldt che stabilì il miglior tempo nell’ultima tappa attraverso
Montecarlo. Ciò nonostante, anche Hopkirk spremeva al massimo la sua
Mini Cooper S, conservando il vantaggio e aggiudicandosi la vittoria.
“Non è come nei rally di oggi, nei quali sai dove ti trovi. Dovetti
percorrere il circuito finale; poi i giornalisti mi dissero che avevo
vinto, ma non potevo crederci. L’exploit sorprese il mondo e tutti
noi; fu molto bello”, ricorda Hopkirk.
L’anno successivo Timo Mäkinen ed il navigatore Paul Easter si
assicurarono che la Mini classica mantenesse il suo titolo. Furono
aiutati da un nuovo motore con una cilindrata aumentata a 1275 cc, ma
fu la capacità di guida dello scandinavo che diede il contributo
decisivo. Mäkinen fu l’unico pilota a rimanere senza penalità per
tutta la gara, nonostante il fatto che il Rally di Montecarlo 1965
stesse presentando una delle prove più impegnative della storia della
gara. Livelli epocali di neve e di ghiaccio resero il percorso
durissimo, ma ciò non fermò gli organizzatori, che inserirono nel
programma una seconda tappa notturna attraverso le Alpi Marittime.
Mäkinen e la sua Mini Cooper S sembrarono non soffrire le condizioni
che si fecero sempre più difficili. Il pilota finlandese vinse cinque
delle sei prove speciali nell’ultima tappa del rally e terminò la gara
con un buon vantaggio sull’auto seconda classificata.
Per i “Tre Moschettieri”, il Rally di Montecarlo più drammatico
e quello che più colpì avvenne nel 1966. Mäkinen, Aaltonen e Hopkirk
dominarono fin dalla partenza e fu in quest’ordine che alla fine
conquistarono i primi tre posti assoluti. L’entusiasmo del pubblico
per le veloci e agilissime Mini classiche sembrava senza limiti, così
come fu il disappunto quando i commissari di gara francesi rivelarono
la loro decisione di squalificare il trio a causa dei proiettori che,
secondo loro, non erano conformi ai regolamenti ufficiali. Questo fu
anche il motivo addotto per escludere dal quarto posto della
classifica la Lotus Cortina, il che significava che il pilota
finlandese della Citroën, Pauli Toivonen, avrebbe vinto la gara.
Il sogno di tre vittorie successive andò in frantumi, ma i “Tre
Moschettieri” decisero di tornare alla carica alla prima occasione.
Nell’inverno del 1967, Hopkirk, Mäkinen e Aaltonen si allinearono al
Rally di Montecarlo accanto a due altri team ufficiali BMC. E questa
volta né i regolamenti né altre vetture furono in grado di frapporsi
tra le Mini Cooper S e la vittoria. Rauno Aaltonen fu supportato da
Henry Liddon, il navigatore di Paddy Hopkirk nel vittorioso Rally di
Montecarlo del 1964, per il suo assalto al rally. Il team
finlandese-britannico funzionò fin dall’inizio. Aaltonen guidò la Mini
classica a quella che questa volta diventò una vittoria indiscussa con
12 secondi di vantaggio. E nessuno fu più felice di Hopkirk per i due:
“Henry Liddon si è rivelato un eccezionale navigatore. Ma i co-piloti
non hanno mai avuto abbastanza credito, come si sa. Essi svolgevano un
lavoro fantastico nel leggere gli appunti e ricoprivano il ruolo di
capo ufficio nella gestione della vettura”.
Hopkirk finì il Rally di Montecarlo 1967 al sesto posto e guidò
anche la classica Mini al quinto posto nell’anno successivo. Aaltonen
arrivò terzo nel 1968. Tuttavia, l’era della piccola auto che prese
d’assalto i vertici dei rally si avvicinava chiaramente alla fine. I
suoi avversari erano diventati troppo potenti e lo zenit sportivo
della classica Mini era ora alle sue spalle. Ma i ricordi di quel
trionfo famoso nell’inverno del 1964 rimarranno per sempre nella
memoria e i “Tre Moschettieri” hanno scritto un capitolo indelebile
nella storia dello sport automobilistico. Per quanto riguarda
soluzioni particolari per i proiettori, come quelle che suscitarono
l’ira dei potenti nel 1966, anch’esse sopravvivono in alcuni dei più
popolari accessori Original MINI – dai gusci neri dei proiettori e dai
suggestivi fari davanti alla griglia del radiatore ai proiettori a
xenon montati in retrofit.
BMW Group Classic
BMW Group Classic è
responsabile di tutte le attività del BMW Group associate alla storia
dell’azienda e dei suoi tre marchi: BMW, MINI e Rolls-Royce. Dagli
Archivi del Gruppo, che sono disponibili a tutti e servono come centro
di competenze per tutti i fatti e i dati che riguardano la storia
dell’azienda, dei marchi e degli altri prodotti, al Museo BMW, che
accoglie più di 400 mila visitatori ogni anno, e al BMW Classic
Centre, dove si trova tutto il necessario per soddisfare automobilisti
con la passione per le auto classiche BMW, dai pezzi di ricambio al
restauro totale. Un altro aspetto riguarda la programmazione e la
partecipazione a tutte le manifestazioni in cui è presente BMW, nonché
la gestione e l’ampliamento della collezione di veicoli, con più di
mille esemplari in mostra.
Il BMW Group
Il BMW Group è
tra i produttori di automobili e motocicli di maggior successo al
mondo, con i marchi BMW, MINI e Rolls-Royce. Come azienda globale, il
BMW Group gestisce 28 stabilimenti di produzione e montaggio in 13
paesi e ha una rete di vendita globale in oltre 140 paesi.
Nel 2013, il BMW Group ha venduto circa 1,963 milioni di
automobili e 115.215 motocicli nel mondo. L'utile al lordo delle
imposte per l'esercizio 2012 è stato di 7,82 miliardi di Euro con
ricavi pari a 76,85 miliardi di Euro. Al 31 dicembre 2012, il BMW
Group contava 105.876 dipendenti.
Il successo del BMW Group si fonda da sempre su una visione sul
lungo periodo e un’azione responsabile. Perciò, come parte integrante
della propria strategia, l'azienda ha istituito la sostenibilità
ecologica e sociale in tutta la catena di valore, la responsabilità
globale del prodotto e un chiaro impegno a preservare le risorse.
www.bmwgroup.com
Facebook:
http://www.facebook.com/BMWGroup
Twitter:
http://twitter.com/BMWGroup
YouTube: http://www.youtube.com/BMWGroupview
Google+:http://googleplus.bmw.group.com
Article Offline Attachments.
-
140123_M010_MINI_al_Rally_Montecarlo.doc DOC, IT, 65,5 KB
-
140123_M010_MINI_al_Rally_Montecarlo.pdf PDF, IT, 112,29 KB